martedì 15 aprile 2014

ITINERARIO LETTERARIO a VENEZIA


I racconti di grandi viaggiatori a Venezialug
2010

Articolo pubblicato il 16-lug-2010 - letto 8616 volte | Torna al blog magazine  del sito dei b&b Italiani
www.bed-and-breakfast.it
Con estremo piacere pubblichiamo un lungo articolo dedicato a Venezia di Marco Scurati. Innamorato di Venezia, del suo fascino inesauribile, dei suoi mille colori, del mistero delle sue nebbie e della eterna sorpresa delle calli, è proprietario di un B&B vicino Piazza San Marco, il B&B San Marco
www.realvenice.it/smarco_index.htm
Fratello dello scrittore Antonio Scurati, Marco con una prosa immediata e suadente, racconta la sua città attraverso un viaggio veneziano tra le pagine di scrittori e poeti.

Copyright: Marco Scurati

ITINERARIO LETTERARIO: i racconti di grandi viaggiatori a Venezia

Venezia è stata nei secoli oggetto di una tensione e un desiderio mai sopito da parte di scrittori, in un continuo abbeverarsi a una fonte d’ispirazione inesauribile. Attraverso il fiorire di un immaginario con una pluralità e una ricchezza di significati dal classicismo al rinascimento, dalle glorie passate alla ricerca del bello e del sublime, dai sentimenti romantici ai miti eterni.

Questi significati hanno trovato a Venezia un luogo elettivo spesso sotto la forma del sogno; ed è proprio il sogno e la capacità di fantasticare ad occhi aperti, come da bambini, che molti artisti hanno ritrovato a Venezia.

Venezia fu molto cantata dagli scrittori dell’800 che spesso ne sottolineavano l’aspetto decadente, la gloria perduta, e la bellezza delle sue opere d’arte che però, rispetto alla vita mancante, danno un senso di morte imminente. La morte di Venezia è stata annunciata così tante volte da scienziati e scrittori che oggi il visitatore si stupisce che sia ancora una città abitata, viva e che rinnova il suo miracolo davanti agli occhi di tutti mentre una volta era prerogativa di pochi eletti. (venice is not sinking...)

Quando nel 1307 Dante Alighieri visitò Venezia, fu tale l’impressione che ricevette dalle atmosfere dell’attività dell’Arsenale, allora la più grande “fabbrica” del mondo, che lo paragonò a un girone infernale “quale ne l’arzanà de Viniziani bolle l’inverno la tenace pece a rimpalmar i legni lor non sani, chè navicar non ponno.. tal, non per foco ma per divin’arte, bollia là giusto una pegola spessa, che’ nviscava la ripa d’ogni parte...”

Petrarca visse a Venezia 5 anni a partire dal 1362 e la descrisse come “sede di libertà, pace e giustizia, come una città d’oro, piena di onori e potente di virtù, fondata su solidi marmi ma ancor più sul solido fondamento della concordia civile”. Era ancora un'epoca in cui la stabilità delle istituzioni e la ricchezza dei commerci rendevano splendente la Serenissima da tutti i punti di vista.

Altra situazione storico-politica trovò John Ruskin al suo incontro con Venezia a metà dell’800. Secondo Ruskin, nel suo famoso testamento ideologico “The stone of Venice”, l’arte di una nazione è indice preciso del suo temperamento morale, e il declino di Venezia, piu’ che per la resa ai Turchi o l’apertura della via per Capo di Buona Speranza, inizia con l’immagine grossolana eseguita da Tiziano nell’ultima sua opera: la fede era diventata carnale. Con Rinascimento l’uomo viene posto al centro dell'universo e il formalismo estetico prende il sopravvento sull’ascesi mistica del gotico. Venezia diventa così un archetipo che dà a Ruskin il pretesto per una parabola sul decadimento della morale e per una critica di una società dove il senso della cooperazione e dell’onore lasciano il posto alle regole del mercato. Il suo è un monito ancora attuale che da questa città si riverbera in tutto il mondo e che ha influenzato molte generazioni di artisti fino ad oggi; sospeso tra apocalisse e utopia, Ruskin vuole serbare un’immagine prima che vada perduta per sempre, raccogliendo l’avvertimento delle onde che battono inesorabili simili a rintocchi della campana a morto.

Monito che in qualche modo fu fatto proprio anche da Lord Byron. Lo scrittore e poeta inglese visse 5 anni a Venezia nell’hotel Gran Bretagna sul Canal Grande, conducendo una vita da libertino. Byron conferma questo senso di decadenza e presagisce la morte della città, si compiace nel descrivere una gloria morente che rimane viva solo per la sua arte: “i palazzi vanno in rovina, la musica non si sente piu’, quei giorni sono passati solo la bellezza è rimasta...”

Chi morì a Venezia nella sua casa sul Canal Grande fu invece Richard Wagner, nel 1883, dopo aver composto le musiche del Parsifal , nel suo ultimo soggiorno sul Canal Grande a Palazzo Vendramin Calergi sede oggi del Casinò. Sei furono in totale le sue visite veneziane. Il 1858 fu l’anno del suo primo soggiorno; il più significativo fu forse quello legato alla separazione dalla prima moglie Minna, fu allora che finì di comporre il “Tristano e Isotta” ispirato da Venezia e dai canti notturni dei gondolieri. Geniale presagio funebre del trascinato lamento del coro pastorale del terzo atto.

Nel racconto “Morte a Venezia” Thomas Mann (che Visconti rese magistralmente nell’omonimo film), racconta l’avventura di un celebre scrittore malato che si reca a Venezia per trovare pace e finire la sua opera. Von Aschenbach, questo il nome dello scrittore, incontra nel suo albergo al Lido (Hotel des Bains) un bellissimo ragazzo polacco, Tadzio. L'incontro fa scaturire una passione che diviene presto estasi e ossessione, e, in una Venezia ferita dal colera, lo scrittore trova la morte tra la necessità di finire la sua opera e seguire il delirio della passione.

Altri segni di decandeza e morte ci vengono da H.De Balzac che vede Venezia come “una città morente che d’ora in ora sprofonda nella tomba”. Guy de Maupassant descrive la città come: “bella fierezza di gloria passata, tutto sembra in rovina sul punto di crollare in questa acqua che sostiene una città logora. Le facciate sono devastate dal tempo, macchiate dall’umidità, inclinate sul fianco pronte a cadere, stanche di rimanere così tanto tempo sulle loro palafitte...”

Anche Marcel Proust fu ispirato dalle lettura di Ruskin, e come tanti artisti, aveva sognato per molto tempo Venezia. Quest'ultima era per lui un sogno quasi inaccessibile, la summa delle sue esperienze culturali ed estetiche. Proust vi giunse tardi alla morte di Ruskin, nel 1900, in compagnia della vecchia madre. Egli rimase affascinato dai riverberi dell’acqua, dai mosaici e i cavalli di San Marco, dai vestiti di Fortuny e dai quadri di Carpaccio. Quel viaggio ispirò molte opere tra le quali uno dei passi più significativi della . Un mattino a Parigi Marcel, protagonista del romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, inciampa in una lastra del pavimento, quel banale incidente evoca in lui un’analoga sensazione del passato che risale a una visita alla Basilica di San Marco. Da quel momento il suo io frammentato e privo di senso si ricompone come un mosaico. “Il tempo ritrovato” è l’ultimo capitolo nella Recherche Proustiana, di un lungo viaggio di scoperta” che trova la sua ricomposizione a Venezia; la città diventa metafora del senso della vita e della possibilità di salvarsi grazie all‘arte.

Goethe, nel 1786, arrivò a Venezia lasciando la sua carica di ministro, anch’egli realizza un sogno giovanile abbandonandosi “ai labirinti delle strette viuzze e alla seduta in gondola per ore”. Immaginiamo cosa si doveva provare un tempo ad essere essere l’unico turista e poter disporre a piacimento di un mezzo galleggiante per tutto il giorno... Goethe ebbe modo di scrivere “tutto cio’ che mi circonda è pieno di nobiltà, è l’opera grande e rispettabile di una forza umana concorde, il monumento magnifico, non già di un sovrano, ma di un popolo, anche se la potenza commerciale della Serenissima declina, nondimeno la sua struttura grandiosa e il suo carattere non cesseranno un istante di apparire all’osservatore degni di venerazione”.

Ma forse chi fu più entusiasta della visita in città senza esaltarne l'aspetto decadente o cupo o la ricerca di un tempo perduto, fu Herman Hesse che visitò Venezia nel 1901. Hesse fu totalmente pervaso dalla bellezza che definì un vero incantesimo veneziano; l'estasi fu tale che lo scrittore godeva con gioia della pioggia scrosciante che lo bagnava. Oltre a fare il bagno tutti i giorni in Laguna e nel canale della Giudecca, amava farsi trasportare per ore dalla gondola nei canali, fino a farsi lasciare nel campo che, nelle notti di luna, prediligeva più degli altri: Campo San Giovanni e Paolo e la Scuola di San Marco.

Shakespeare non fu mai a Venezia ma vi trasse ispirazione, per alcune delle sue più belle opere,. Come non ricordare Shylock, l'ebreo usuraio del Mercante di Venezia o Desdemona la cui storia è raccontata nell'Otello.

Un altro scrittore che ha descritto Venezia ed ebbe un forte rapporto con la città è Gabriele D’annunzio. In particolare ne il “Fuoco”, con una prosa a dir poco fiammeggiante, mette in scena una vera epifania del fuoco, tra fuochi d’artificio al Redentore, lavorazione del vetro e brucianti passioni amorose. Concentra l’attenzione sulla lavorazione del vetro nell’isola di Murano, affascinato da “come la materia incontra il fuoco e plasmata dall’uomo si fa gelida gemma in una nuova vita...” tutto nel quadro dell’ardente storia d’amore di Stelio e Foscarina coinvolti in un delirio dei sensi nel corteo funebre che scorta il corpo di Wagner lungo il Canal Grande. I protagonisti sono in lo stesso scrittore ed Eleonora Duse che vissero la loro passione nella casetta delle Rose sul Canal Grande

Nel 1879 Friedrich Nietzsche malato abbandona la cattedra di Basilea e si reca a Venezia dove aveva già soggiornato. Qui scrive “Aurora, l’ombra di Venezia” per celebrare l’unico angolo della terra che egli ami e che gli ricorda la musica; Venezia è per Nietzsche città musicale come lo fu per Mozart che la definì città liquida e dove compose il mottetto “esultate et iubilate”.

Maurice Barres scrive “un silenzio che nega il rumore sordo e confuso, dove i suoni corrono intatti e limpidi dove i muri li rimandano sulla superficie dell’acqua della laguna, che a sua volta, li fa risuonare senza mescolarli ad altri”.

Luigi Nono, musicista veneziano: “a Venezia s’impara a vedere e ascoltare l’invisibile e l’inaudibile, le pietre i mattoni, lo scuro, l’acqua, la luce, le cose ci parlano”.

A Venezia sembra normale per gli artisti che i sensi si acuiscano. Forse perchè a Venezia non c’è quella patina di modernità che tutto omologa, confonde e ottunde.

Ed ecco un modo originale per esplorare la città, come ci suggerisce uno scrittore veneziano, Tiziano Scarpa nell’originale guida “Venezia è un pesce”. Scarpa ci invita a scoprirla attraverso i sensi sperimentando il piacere che provano nell’attraversarla le mani, i piedi, gli occhi, le orecchie e il naso.

Un altro modo per scoprire Venezia, ancora piu’ poetico, è quello suggerito da Josif Brodskij cioè quello di imparare a sentirsi un gatto lasciando che le cose vengano a noi. Il gatto, apparentemente passivo, possiede il massimo di capacità selettiva che permette di cogliere i significati nascosti delle cose solo con il semplice “stare”. In “Io sono un gatto” Brodskij venne folgorato da questa sensazione di assoluta animalesca felicità una mattina a Venezia strusciando un muro in Fondamenta dei Mendicanti e strizzando gli occhi per guardare il sole. Da quel momento ci fu sempre un gatto dentro di lui e se non fosse stato per quel gatto scrisse “a quest’ora mi arrampicherei sui muri di qualche istituto per ospiti di lusso”

Oggi noi gatti sapienti in un sorta di ozio creativo possiamo godere della Venezia-terapia come hanno fatto tanti scrittori attraverso l’energia che la luce e l’acqua di questo luogo magico regalano alla carne e al cervello, al cuore e all’anima...

mercoledì 1 maggio 2013


VENEZIA - FERRARA :  BIKE TOUR in 4 days and 208 km

Finito Carnevale, Alice e Nina erano ancora via, avevo qualche gg libero e le previsioni davano sole per 4 gg.., così ho deciso di provare l'esperienza di un viaggio itinerante in bici, fantastico!, per chi volesse provarci ecco sotto gli highlights del mio itinerario: molto facile e senza traffico, con google maps non si sbaglia strada e per dormire non serve prenotare basta avere l'app di b&b.it e vedere cosa c'è in zona quando si decide di fermarsi..

--> Venice Lido-Alberoni-Pellestrina-Chioggia - 25km
Night at b&b casa Goldoni in centro 60€ (parcheggio bici)

--> Chioggia - Adria - 50km
si passa in Romea solo per attraversare il Brenta e l'Adige, dopo il ponte sul Brenta a sinistra per Ca' Lino, poi si passa l'Adige e dx per Loreo, Cavanella, lungo argine sinistra PO fino ad Adria
(da visitare il museo archeologico)
dormire all'ostello, ambientato in un ex idrovora e ora è anche museo agricolo e della bonifica, promuove turismo sostenibile verso il delta del Po
50€ ottima la cucina,

- Adria - Ferrara  - 65km 
Lungo argine sinistro Po, lato Veneto fino a Polesella, strada ciclabile, passaggio auto limitato solo frontisti/residenti,
poi si continua sul lato dx del Po emiliano, solo bici beo!, 
fino a Ferrara centro tutta pista ciclabile, Ferrara paradiso delle bici, 
dormito b&b Zen, 65€

- Ferrara - Montegrotto - 68km
in treno fino a Polesella, poi 68km
verso nord fino a Rovigo bella strada di campagna, poi si prende il lungo Adige fino a Barbona, si sale ancora verso nord passando da Vescovana, Solesino, 
stradine di campagna, prima di Monselice cè una zona industriale, 
poi si segue il canale in pista ciclabile fino a Battaglia terme e quindi Montegrotto, 

Per tornare a Venezia c'era il lungo Brenta, ma per motivi climatici inizio pioggia (febbraio) ho preso il treno locale, che porta le bici, 
e poi a Venezia spinta a mano fino a casa, poiché sembra che non vadano in vaporino..,
esperienza splendida e facile da consigliare assolutamente, 
le auto non impensieriscono :-)
(se si ha un giorno in più si può arrivare a Mantova sempre in pista ciclabile) 


partenza - dal b&b in fondamenta S.Giorgio dei Schiavoni


argine destro Po
ponte sull'Adige dopo Rovigo
Duomo di Ferrara

Pinacoteca Palazzo dei Diamanti - Ferrara







neve a Monselice

arrivato a Montegrotto trovo chi mi festeggia..


martedì 12 aprile 2011

La sede dei cavalieri difensori del Santo Sepolcro



Dopo tutto il successo che hanno avuto nel mondo le storie dei cavalieri Templari, dei segreti celati da dipinti e svelati da romanzi è sicuramente interessante vedere dal vivo la sede dell’unico ordine medioevale ancora attivo: il Sovrano ordine militare di Malta. Più di 900 anni di storia gloriosa, iniziata nel 1099 con il nome di “ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme”; un ordine religioso e sovrano* di assistenza nato per curare nel corpo e nello spirito i crociati e i pellegrini** che approdavano in Terra Santa, divenne anche militare quando venne cacciato da Gerusalemme e i cavalieri dovettero difendersi delle insidie mussulmane del mediterraneo.
L’ordine dei guerrieri della fede è arrivato fino ad oggi attraversando i cambiamenti storici, le crociate, gli assedi, i pellegrinaggi, cavalieri, intrighi diplomatici, tesori nascosti, reliquie e manoscritti preziosi, regolamenti e rituali, oggi i suoi segreti sono ancora custoditi nella bella sede veneziana affacciata su un caratteristico canale.
°°
Era il 1048 e da uno dei più suggestivi spicchi della costa Italiana, da Scala paesino arroccato sopra Amalfi partì per la Terra Santa, con alcuni mercanti, Fra’ Gerardo che aveva ottenuto dal califfo d’Egitto il permesso di costruire a Gerusalemme un Ospedale nei pressi del Santo Sepolcro per assistere il pellegrini Cristiani e anche Mussulmani (come patrono scelse S.Giovanni). Risalgono al 1099 le prime testimonianze scritte dell’ordine quando Gerusalemme venne presa dai Crociati e molti divennero membri dell’ordine che venne posto sotto tutela dalla Santa sede.
Dopo esser stati cacciati dalla Terra Santa nel 1291 si stabilirono a Cipro e poi a Rodi, e nel 1523 definitivamente a Malta, da qui furono per secoli guida politica e morale della cristianità, fino al 1798 quando arrivò nell’isola Napoleone. Dopo aver peregrinato per mezzo mediterraneo e dopo oltre 200 anni di esilio oggi sono tornati sull’isola di Malta, ma Roma rimane la sede ufficiale da dove l’ordine continua a diffondere, attraverso migliaia di medici e decine di ospedali, il suo spirito filantropico in tutto il mondo.
°°
A Venezia si trova l’importante sede del Gran Priorato del Nord Italia**, (Castello 3253), il complesso proviene da un palazzo che era dei Templari, e in seguito alla confisca dei loro beni fu assegnato alla «Religione degli Ospedalieri di San Giovanni».
Troviamo la prima notizia dell'insediamento dei Templari a Venezia in un atto di donazione fatta il 9 novembre 1187 da Gerardo, Arcivescovo di Ravenna, di alcuni terreni siti in Venezia in località Fossaputrida, “affinché vi costruissero uno spedale e una chiesa”. Nel 1313 il Cavaliere frà Nicola da Parma, priore di Venezia dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, si presentava al doge Soranzo per chiedere che i beni già appartenuti ai Templari (ormai disciolti) fossero riconosciuti proprietà dei Giovanniti. La domanda fu accolta ed essi acquisirono, il convento e la chiesa di San Giovanni del Tempio (detta anche dei Furlani perché in quei pressi abitavano numerosi cittadini provenienti dal Friuli, vedi l’adiacente calle dei Furlani di oggi).
La piu' antica raffigurazione del Priorato, ci viene dalla famosa pianta di Venezia delineata da Jacopo de' Barbari nell'anno 1500. Nella xilografia di questo artista, fedele nel riprodurre la realtà, si vedono disegnati la chiesa e il convento di San Giovanni del Tempio, poi di Malta, nell'aspetto planimetrico e volumetrico che conservano tutt'ora; infatti i molteplici restauri succedutisi nelle varie epoche non ne hanno mutato la struttura fondamentale.
Perduta Malta nel 1798, ebbe inizio per l'Ordine il periodo più triste della sua storia, Il Gran Priorato di Venezia, in esecuzione al decreto di Napoleone nel 1806, venne soppresso e i suoi beni divennero proprietà demaniale. Oggi sono tornati all’Ordine e (dopo un radicale restauro) sono visibili dall’esterno: il palazzo del Gran Priorato, la Chiesa, il Cortile, il giardino; ma se siete fortunati avrete l’occasione unica e rara di visitare i suoi segreti (su richiesta); vi si accede attraverso una misteriosa corte chiusa e nascosta dietro la Chiesa di S.Giorgio dei Schiavoni ex schola minore e proprietà dell’ordine nei sec. XIV e XV.
Importantissimo è l’archivio storico, in particolare la classe intitolata «ospitalità» che contiene carte riguardanti l'antico ospedale giovannita in Venezia, e analoghi ospedali a Milano, Roma, Napoli e Gerusalemme; e la classe «Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede e Schiavi», alla fine del secolo scorso si calcolavano in circa 700 i processi araldico-genealogici relativi a Cavalieri ricevuti nell'Ordine, con prove nobiliari di ben 2800 famiglie. Interessante anche la chiesa dove si vedono tutti gli stemmi dei cavalieri succedutisi nei secoli, e dell’attuale Gran Priore Balì Gran Croce di Giustizia e del cancelliere Cavaliere Gran Croce di Onore e Devozione in Obbedienza, vi sono inoltre dipinti di Piazzetta, e un bellissimo Giovanni Bellini in il “battesimo di Gesù con cavaliere Gerosolimitano” con la croce a otto punte simbolo delle otto beatitudini del discorso della Montagna di Gesù. Interessante anche il palazzo con mura di cinta merlate, il giardino (si vede dal buco della porta in campo delle Gatte) e l’ampio chiostro annesso al Priorato con bella vera da pozzo del xv sec e numerose pietre tombali, stemmi araldici ed effigi dei cavalieri il cui motto oggi è ancora “difesa della fede e servizio ai poveri”.

L’ultimo emporio dei colori della pittura Veneta


Attraverso un percorso nei suoi colori apprezzeremo il contributo dell’arte veneziana alla storia dell’arte universale. In particolare è nel Rinascimento che si realizza una vera coinè culturale delle arti figurative: infatti le materie prime pure venivano dall’oriente di cui Venezia era ricca grazie ai suoi commerci, e i pittori veneziani inoltre si nutrivano degli scambi culturali con i migliori artisti che visitavano all’epoca Venezia.  Questo mix di fattori fece di Venezia la più grande fucina di arte dell’antichità, e tutto ciò e ancora visibile oggi, tra cui anche un vecchio emporio di colori.      Gli artisti locali hanno sviluppato infatti la capacità di catturare la luce che muta (per effetto climatico, di orario etc), per mezzo della materia, di per sé sorda e opaca, tramite la manipolazione del materiali come l’olio, le resine, i pigmenti, che in un tutto armonico riescono a ricreare l’effetto magico e vivo della luce naturale nelle sue infinite sfumature.  

Nel dipinto "Amor sacro e profano" del Tiziano si vedono perfino le venuzze blu in trasparenza sul volto della fanciulla. Ancor più con la tecnica del "tonalismo", messa in opera dal Giorgione ai primissimi del '500 con “La tempesta”, concorrono a una sorta di concerto armonico di rimando di un elemento all’altro, come mezzo espressivo della fusione degli elementi tutti inseriti nello stesso bagno colorato, quasi un miraggio e un esaltazione dei sensi. Tra i pittori Veneti prevale l'effetto epidermico della materia che esalta le varie forme di luce, che l’artista condensa sintetizza nel modo più ampio possibile ponendosi alterativo all’idolo michelangiolesco delle forme e dei contorni definiti, del tratto disegnato, dell’effetto plastico nel cui contorno si individua la pittura come scultura.   Il concetto armonico del colore a Venezia trova la sua apoteosi nell'ultima tela di Tiziano della Pietà in cui ogni segno sulla tela ha un impatto profondo sui sensi dell’osservatore in cui si avverte una anticipazione del espressionismo astratto, dove i colori si fondono e alludono a un corpo fantasmatico dentro la tela, il colore esplode dalle forme e tracima dalla tela dentro gli occhi dello spettatore. Ma ancor più e si può vedere questo uso estremo del colore di Tiziano nella pala d’altare di S.Maria Gloriosa dei Frari dove L’assunta addirittura contrasta la luce che viene dalle finestre della retrostante abside in un miracoloso effetto ottico, e infine come un testamento del maestro che in maniera paradigmatica ci lascia nella “Pala Pesaro” tutti i più preziosi colori dell’allora tavolozza incarnati nelle vesti dei personaggi che con il magistero della velatura rivelano la luce nella materia, (e da quel momento Michelangelo e tutti I pittori europei vollero i colori ivi utilizzati e venduti solo a Venezia, importati dall’oriente e ormai indispensabili).
Venezia era infatti all’epoca una città emporio,  in cui si trovavano le migliori mercanzie allora acquistabili in Europa, gioielli, pietre, spezie, incensi, colori, broccati, sete etc. E oggi nella società industriale di massa dove il bello e il pregio sono sempre più rari, vi è ancora un luogo-“emporio” fantastico che sembra rimandare ai fasti e tradizioni del passato. Pur nella sua semplicità La Beppa (dove 3 generazioni ci lavorano: la nonna Beppa, la figlia Luigia e il nipote Massimiliano)  è un negozio stipato in ogni dove si trova di tutto, ma soprattutto ancora i preziosissimi pigmenti per colori che utilizzavano i grandi pittori del rinascimento e che ancora oggi fornisce ogni bene per artisti e gente comune. Stessi fornitori? stesse pietre e lacche? per scoprirlo ci aiuta il professore e pittore Marco Zanusso che se saremo fortunati, (basta contattarlo e trovarlo disponibile) ci accompagnerà in un viaggio nel tempo e nei colori della pittura veneta, dall’emporio alle tele, dalle committenze alle chiese, fino alla sua bottega d’arte dove magari ci fa vedere come lavora alla maniera dei vecchi maestri usando gli stessi impasti e le stesse setole, con tecniche da lui riscoperte dopo decenni di studi negli archivi e pratiche in laboratorio. (Il tutto riproduce un effetto magico quello che sicuramente i pennelli e i colori industriali non riescono…ed è  tutt’altro che comune come esperienza se si pensa che è fatta nella capitale del turismo mondialeJ!!)

File:Giorgione 019.jpg

martedì 9 novembre 2010

B&B S. Marco

La casa si affaccia sul lato della chiesa di S.Giorgio degli Schiavoni famosa per gli affreschi del Carpaccio, e su un caratteristico canale, dalle camere al 3° piano si gode di una vista spettacolare sui tetti, sull'acqua, sulla chiesa e sul ponte sottostante.
La posizione è centralissima ma lontano dalle masse turistiche e in completa quiete; l'ideale per scoprire Venezia dall'interno anche grazie al clima amichevole della casa e all'accoglienza di Marco che abita al piano mansardato sopra le 3 camere e fornisce indicazioni e materiale informativo su Venezia.
La colazione è self service nella cucina in comune con l'abitazione e il bagno è condiviso tra le 3 camere.
Disponibile anche luminoso appartamento di 70 mq composto da 2 camere, letto, bagno, cucina, sala da pranzo e salotto (con divano letto).

Articolo di Marco su TURISMO CULTURALE