martedì 12 aprile 2011

La sede dei cavalieri difensori del Santo Sepolcro



Dopo tutto il successo che hanno avuto nel mondo le storie dei cavalieri Templari, dei segreti celati da dipinti e svelati da romanzi è sicuramente interessante vedere dal vivo la sede dell’unico ordine medioevale ancora attivo: il Sovrano ordine militare di Malta. Più di 900 anni di storia gloriosa, iniziata nel 1099 con il nome di “ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme”; un ordine religioso e sovrano* di assistenza nato per curare nel corpo e nello spirito i crociati e i pellegrini** che approdavano in Terra Santa, divenne anche militare quando venne cacciato da Gerusalemme e i cavalieri dovettero difendersi delle insidie mussulmane del mediterraneo.
L’ordine dei guerrieri della fede è arrivato fino ad oggi attraversando i cambiamenti storici, le crociate, gli assedi, i pellegrinaggi, cavalieri, intrighi diplomatici, tesori nascosti, reliquie e manoscritti preziosi, regolamenti e rituali, oggi i suoi segreti sono ancora custoditi nella bella sede veneziana affacciata su un caratteristico canale.
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Era il 1048 e da uno dei più suggestivi spicchi della costa Italiana, da Scala paesino arroccato sopra Amalfi partì per la Terra Santa, con alcuni mercanti, Fra’ Gerardo che aveva ottenuto dal califfo d’Egitto il permesso di costruire a Gerusalemme un Ospedale nei pressi del Santo Sepolcro per assistere il pellegrini Cristiani e anche Mussulmani (come patrono scelse S.Giovanni). Risalgono al 1099 le prime testimonianze scritte dell’ordine quando Gerusalemme venne presa dai Crociati e molti divennero membri dell’ordine che venne posto sotto tutela dalla Santa sede.
Dopo esser stati cacciati dalla Terra Santa nel 1291 si stabilirono a Cipro e poi a Rodi, e nel 1523 definitivamente a Malta, da qui furono per secoli guida politica e morale della cristianità, fino al 1798 quando arrivò nell’isola Napoleone. Dopo aver peregrinato per mezzo mediterraneo e dopo oltre 200 anni di esilio oggi sono tornati sull’isola di Malta, ma Roma rimane la sede ufficiale da dove l’ordine continua a diffondere, attraverso migliaia di medici e decine di ospedali, il suo spirito filantropico in tutto il mondo.
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A Venezia si trova l’importante sede del Gran Priorato del Nord Italia**, (Castello 3253), il complesso proviene da un palazzo che era dei Templari, e in seguito alla confisca dei loro beni fu assegnato alla «Religione degli Ospedalieri di San Giovanni».
Troviamo la prima notizia dell'insediamento dei Templari a Venezia in un atto di donazione fatta il 9 novembre 1187 da Gerardo, Arcivescovo di Ravenna, di alcuni terreni siti in Venezia in località Fossaputrida, “affinché vi costruissero uno spedale e una chiesa”. Nel 1313 il Cavaliere frà Nicola da Parma, priore di Venezia dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, si presentava al doge Soranzo per chiedere che i beni già appartenuti ai Templari (ormai disciolti) fossero riconosciuti proprietà dei Giovanniti. La domanda fu accolta ed essi acquisirono, il convento e la chiesa di San Giovanni del Tempio (detta anche dei Furlani perché in quei pressi abitavano numerosi cittadini provenienti dal Friuli, vedi l’adiacente calle dei Furlani di oggi).
La piu' antica raffigurazione del Priorato, ci viene dalla famosa pianta di Venezia delineata da Jacopo de' Barbari nell'anno 1500. Nella xilografia di questo artista, fedele nel riprodurre la realtà, si vedono disegnati la chiesa e il convento di San Giovanni del Tempio, poi di Malta, nell'aspetto planimetrico e volumetrico che conservano tutt'ora; infatti i molteplici restauri succedutisi nelle varie epoche non ne hanno mutato la struttura fondamentale.
Perduta Malta nel 1798, ebbe inizio per l'Ordine il periodo più triste della sua storia, Il Gran Priorato di Venezia, in esecuzione al decreto di Napoleone nel 1806, venne soppresso e i suoi beni divennero proprietà demaniale. Oggi sono tornati all’Ordine e (dopo un radicale restauro) sono visibili dall’esterno: il palazzo del Gran Priorato, la Chiesa, il Cortile, il giardino; ma se siete fortunati avrete l’occasione unica e rara di visitare i suoi segreti (su richiesta); vi si accede attraverso una misteriosa corte chiusa e nascosta dietro la Chiesa di S.Giorgio dei Schiavoni ex schola minore e proprietà dell’ordine nei sec. XIV e XV.
Importantissimo è l’archivio storico, in particolare la classe intitolata «ospitalità» che contiene carte riguardanti l'antico ospedale giovannita in Venezia, e analoghi ospedali a Milano, Roma, Napoli e Gerusalemme; e la classe «Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede e Schiavi», alla fine del secolo scorso si calcolavano in circa 700 i processi araldico-genealogici relativi a Cavalieri ricevuti nell'Ordine, con prove nobiliari di ben 2800 famiglie. Interessante anche la chiesa dove si vedono tutti gli stemmi dei cavalieri succedutisi nei secoli, e dell’attuale Gran Priore Balì Gran Croce di Giustizia e del cancelliere Cavaliere Gran Croce di Onore e Devozione in Obbedienza, vi sono inoltre dipinti di Piazzetta, e un bellissimo Giovanni Bellini in il “battesimo di Gesù con cavaliere Gerosolimitano” con la croce a otto punte simbolo delle otto beatitudini del discorso della Montagna di Gesù. Interessante anche il palazzo con mura di cinta merlate, il giardino (si vede dal buco della porta in campo delle Gatte) e l’ampio chiostro annesso al Priorato con bella vera da pozzo del xv sec e numerose pietre tombali, stemmi araldici ed effigi dei cavalieri il cui motto oggi è ancora “difesa della fede e servizio ai poveri”.

L’ultimo emporio dei colori della pittura Veneta


Attraverso un percorso nei suoi colori apprezzeremo il contributo dell’arte veneziana alla storia dell’arte universale. In particolare è nel Rinascimento che si realizza una vera coinè culturale delle arti figurative: infatti le materie prime pure venivano dall’oriente di cui Venezia era ricca grazie ai suoi commerci, e i pittori veneziani inoltre si nutrivano degli scambi culturali con i migliori artisti che visitavano all’epoca Venezia.  Questo mix di fattori fece di Venezia la più grande fucina di arte dell’antichità, e tutto ciò e ancora visibile oggi, tra cui anche un vecchio emporio di colori.      Gli artisti locali hanno sviluppato infatti la capacità di catturare la luce che muta (per effetto climatico, di orario etc), per mezzo della materia, di per sé sorda e opaca, tramite la manipolazione del materiali come l’olio, le resine, i pigmenti, che in un tutto armonico riescono a ricreare l’effetto magico e vivo della luce naturale nelle sue infinite sfumature.  

Nel dipinto "Amor sacro e profano" del Tiziano si vedono perfino le venuzze blu in trasparenza sul volto della fanciulla. Ancor più con la tecnica del "tonalismo", messa in opera dal Giorgione ai primissimi del '500 con “La tempesta”, concorrono a una sorta di concerto armonico di rimando di un elemento all’altro, come mezzo espressivo della fusione degli elementi tutti inseriti nello stesso bagno colorato, quasi un miraggio e un esaltazione dei sensi. Tra i pittori Veneti prevale l'effetto epidermico della materia che esalta le varie forme di luce, che l’artista condensa sintetizza nel modo più ampio possibile ponendosi alterativo all’idolo michelangiolesco delle forme e dei contorni definiti, del tratto disegnato, dell’effetto plastico nel cui contorno si individua la pittura come scultura.   Il concetto armonico del colore a Venezia trova la sua apoteosi nell'ultima tela di Tiziano della Pietà in cui ogni segno sulla tela ha un impatto profondo sui sensi dell’osservatore in cui si avverte una anticipazione del espressionismo astratto, dove i colori si fondono e alludono a un corpo fantasmatico dentro la tela, il colore esplode dalle forme e tracima dalla tela dentro gli occhi dello spettatore. Ma ancor più e si può vedere questo uso estremo del colore di Tiziano nella pala d’altare di S.Maria Gloriosa dei Frari dove L’assunta addirittura contrasta la luce che viene dalle finestre della retrostante abside in un miracoloso effetto ottico, e infine come un testamento del maestro che in maniera paradigmatica ci lascia nella “Pala Pesaro” tutti i più preziosi colori dell’allora tavolozza incarnati nelle vesti dei personaggi che con il magistero della velatura rivelano la luce nella materia, (e da quel momento Michelangelo e tutti I pittori europei vollero i colori ivi utilizzati e venduti solo a Venezia, importati dall’oriente e ormai indispensabili).
Venezia era infatti all’epoca una città emporio,  in cui si trovavano le migliori mercanzie allora acquistabili in Europa, gioielli, pietre, spezie, incensi, colori, broccati, sete etc. E oggi nella società industriale di massa dove il bello e il pregio sono sempre più rari, vi è ancora un luogo-“emporio” fantastico che sembra rimandare ai fasti e tradizioni del passato. Pur nella sua semplicità La Beppa (dove 3 generazioni ci lavorano: la nonna Beppa, la figlia Luigia e il nipote Massimiliano)  è un negozio stipato in ogni dove si trova di tutto, ma soprattutto ancora i preziosissimi pigmenti per colori che utilizzavano i grandi pittori del rinascimento e che ancora oggi fornisce ogni bene per artisti e gente comune. Stessi fornitori? stesse pietre e lacche? per scoprirlo ci aiuta il professore e pittore Marco Zanusso che se saremo fortunati, (basta contattarlo e trovarlo disponibile) ci accompagnerà in un viaggio nel tempo e nei colori della pittura veneta, dall’emporio alle tele, dalle committenze alle chiese, fino alla sua bottega d’arte dove magari ci fa vedere come lavora alla maniera dei vecchi maestri usando gli stessi impasti e le stesse setole, con tecniche da lui riscoperte dopo decenni di studi negli archivi e pratiche in laboratorio. (Il tutto riproduce un effetto magico quello che sicuramente i pennelli e i colori industriali non riescono…ed è  tutt’altro che comune come esperienza se si pensa che è fatta nella capitale del turismo mondialeJ!!)

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